Le riforme costituzionali dovrebbero venire introdotte di fronte al manifestarsi di difficoltà di funzionamento del sistema al fine preciso e limitato di eliminarne le cause.
Se ci chiediamo quali siano e a quali cause risalgono i più gravi inconvenienti avvertiti nel sistema italiano negli ultimi tempi ( intendo prima del governo Monti, che è, o dovrebbe essere, una parentesi temporanea) il primo e più grave problema costituzionale, da tutti denunciato, è la progressiva mortificazione del Parlamento : decisioni assunte dal Governo o dal solo Presidente del Consiglio, talora in sedi esterne al normale svolgersi della vita istituzionale e persino in presenza di persone estranee alle istituzioni, ‘ratificate’ poi prontamente da un Parlamento asservito.
Se n’è parlato tanto, non vale la pena ripetersi. A scolpire la situazione è sufficiente ricordare la definizione di Berlusconi (quand’era Presidente del Consiglio) delle Assemblee che rappresentano il popolo ‘sovrano’ : “un Parlamento di figuranti”, tenuto a votare secondo gli ordini ricevuti.
Ridare dignità e potere al Parlamento dovrebbe essere il primo obiettivo.
Invece no, l’obiettivo dichiarato del progetto di riforma presentato il 18 aprile è il rafforzamento del Governo. Non mi pare se ne sentisse il bisogno. Eppure ha proprio questo fine l’art. 9 del progetto – “La mozione di sfiducia deve essere approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna delle due Camere”- , una norma destinata a rendere più difficile raggiungere il numero di voti necessario a sfiduciare il governo. Ma il nostro problema era esattamente l’opposto ; non certo l’eccessiva facilità per le Camere di costringere il governo alle dimissioni mediante il voto di sfiducia, ma l’impossibilità di sfiduciarlo.
Sembra di sognare, di essere in un mondo diverso da quello in cui viviamo: tutti ricordano i mesi affannosi in cui l’Italia era bloccata, con il governo Berlusconi agonizzante ma non sostituibile sia grazie al premio di maggioranza – che regalando ai vincitori un alto numero di seggi in più di quelli corrispondenti ai voti ricevuti rendeva impossibile sfiduciarlo-, sia grazie al facile acquisto di deputati più o meno ‘responsabili’. Frutti perversi, entrambi della legge elettorale vigente.
Rafforzare il governo è sempre stato il sogno dei nostri ‘riformatori! Anche nel presentare il testo attuale l’intento viene espressamente dichiarato, insieme – si legge nella presentazione - all’intento di rafforzare anche il Parlamento.
Come si pensa di rafforzare il Parlamento? In primo luogo riducendo il numero dei suoi membri, cosa certamente popolare e opportuna. Viene però subito la prima sorpresa: la riduzione è irrisoria. I deputati diventano 508 anziché 630, i senatori elettivi 254 anziché 315! Ricordare che il Senato degli Stati Uniti ( un po’ più grandi dell’Italia) è composto da cento senatori, due per ogni Stato membro della federazione, non sembra inutile. La seconda sorpresa è la conservazione della “circoscrizione estero” sia pure leggermente diminuita , otto deputati e quattro senatori : ma non era proprio questo uno degli inconvenienti riscontrati che si doveva eliminare? Basta esercitare di nuovo la memoria e concentrarla su quelle nobili figure!
Le sorprese continuano. Sempre per rafforzare il Parlamento ( o forse il Governo ?) si stabilisce, modificando l’art.72 della Costituzione, che il Governo possa chiedere che un disegno di legge sia “iscritto con priorità all’ordine del giorno” e sia votato entro un termine determinato, trascorso il quale, il Governo stesso può chiederne l’approvazione senza emendamenti. E se l’altra Camera cui viene trasmesso dopo “ entro quindici giorni non delibera di disporne il riesame” il disegno di legge “si intende definitivamente approvato”.
Rendere più veloce il procedimento legislativo può essere opportuno, non però a costi troppo elevati . Se , poi, si unisce la modifica dell’art.72 a quella già menzionata dell’art. 94 che rende ancor più difficoltoso sfiduciare il Governo , l’obiettivo vero della revisione costituzionale appare ancora (e soltanto) quello di sempre: mettere al sicuro il Governo e liberarlo da ogni ‘impaccio’ costituzionale, mortificando la rappresentanza e gli elettori.
Non è un caso che l’accordo di tutti sulla legge elettorale ( che forse non si farà) sia nel senso di non lasciare scelta alcuna ai cittadini sui candidati proposti dai partiti. Un gravissimo errore politico (oltre che un affronto alla democrazia) in un momento in cui dalla base sociale sale sempre più forte la richiesta di partecipazione.
Le proposte iniziano con una norma ragionevole – rafforzare chi guida il governo, attribuendogli il potere di revocare i ministri che non siano in linea con l’indirizzo politico governativo – ma superflua. Da lungo tempo infatti i costituzionalisti ( penso in particolare a Serio Galeotti) considerano il potere di revoca costituzionalmente consentito e praticabile. Io stessa ne ho scritto in più occasioni.
Il guaio è quello che viene dopo: art. 9 del progetto:” La mozione di sfiducia deve essere approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna delle due Camere. Qualora una delle Camere neghi la fiducia, il Presidente del Consiglio dei Ministri può chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere o anche di una sola di esse a meno che “il Parlamento in seduta comune entro venti giorni dalla richiesta di scioglimento” indichi a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, da nominare ai sensi dell’articolo 92, secondo comma”.
Lascio da parte corruzione e malcostume, connessi non tanto alle strutture costituzionali quanto ai meccanismi attuativi disposti da leggi ordinarie, e dunque rimediabili , in parte almeno, con leggi ordinarie, senza bisogno di riforme costituzionali ( e, semmai, con ‘riforme’ delle coscienze ).
(Fonte: LibertàeGiustizia.it)