9 Settembre 2014 (Ultimo aggiornamento Giovedì 11.09.2014 alle ore 14,40)
SOLDI, SALUTE E SBARRE...
Le strade da percorrere nella vita sono moltissime, a volte ci sono imposte, altre le scegliamo noi, poi, sempre la vita, in partenza ci "attrezza" di bicicletta o di una comoda macchina, a qualcuno pure lussuosa, poi ci sono gli incontentabili e gli impazienti, vogliono avere subito una bella ferrari, così si è molto ammirati e si arriva prima, bisogna solo stare molto attenti con "l'acceleratore"...
Banale e demagogica la "lezioncina moralizzatrice" sopra riportata, ma estremamente calzante in questo contesto, la Tangentopoli veneta ci ha fatto piombare in una realtà che si pensava esistesse solo nei film, invece no, è tutto tristemente vero, milioni di euro come noccioline da una parte, e milioni di persone che muoiono di fame dall'altra...
Forza Italia vuole l'ex Assessore Chisso libero, motivi di salute dicono, la risposta del Pm Alberto Scaramuzza, che tra l'altro è di Portogruaro e che ha respinto la richiesta di scarcerazione inoltrata dagli avvocati, è stata che il Carcere di Pisa è attrezzato per tutte le cure richieste del caso, e proprio per questo Renato Chisso è stato portato in quella casa circondariale...
Ma gli avvocati insistono, facendo leva che uno ha il diritto di curarsi dove meglio gli viene garantita la salute, ma allora così dovremmo liberare anche tutti quei detenuti che hanno delle patologie, sicuramente meglio curabili fuori dal carcere o in qualche clinica privata, mi pare ovvio...
Qui si rischia di mescolare soldi e salute, che con le sbarre non vanno tanto d'accordo, ma spesso ci devono fare i conti, dipende dalla strada che uno ha scelto di prendere, come riportato all'inizio, e se poi uno ha anche il compito pubblico di renderle sicure e non lo fa, non deve certo aspettarsi e nemmeno avere politica comprensione, ma soltanto la meritata prigione!
G.B.
I PM SULLE TRACCE
DEL TESORO DI CHISSO
Si cercano in Svizzera, Moldavia e Lussemburgo i soldi dell’ex assessore
Intanto il difensore ha presentato l’istanza
di scarcerazione per gravi ragioni di salute
di Roberta Bruenetti
VENEZIA I difensori di Renato Chisso, sempre più in allarme per le sue condizioni di salute, tornano alla carica per ottenerne la scarcerazione. Intanto le indagini della Procura alla ricerca di un presunto "tesoro" che l’ex assessore potrebbe aver nascosto all’estero si intensificano. Indagini complesse, legate alle rogatorie internazionali, che potrebbero essere vanificate da un inquinamento delle prove.
É uno dei fronti caldi dell’inchiesta sul giro di corruzione cresciuto attorno al Mose. A Chisso, accusato di aver incassato tangenti, dopo il blitz del 4 giugno scorso non venne trovato alcun particolare bene patrimoniale. In conto corrente aveva appena 1.500 euro.
Di qui le ricerche degli inquirenti nei paradisi fiscali: dalla Svizzera, alla Moldavia, al Lussemburgo. Dove, ipotizza la Procura, Chisso e il suo ex segretario Enzo Casarin, pure lui ancora in carcere, potrebbero aver nascosto i proventi del sistema corruttivo. Magari con un sistema di prestanomi.
Piste a cui gli investigatori della Guardia di Finanza, coordinati dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, stanno lavorando febbrilmente. I tempi per questo tipo di verifiche, però, sono lunghi. E c’è il timore che i diretti interessati, una volta tornati in libertà, possano vanificare le ricerche.
Ora, però, la difesa di Chisso insiste per la scarcerazione. É da giorni che l’avvocato Antonio Forza denuncia l’aggravarsi dello stato di salute del suo assistito. E ieri ha consegnato in Procura l’istanza di ritorno in libertà per motivi di salute: «Per accelerare - spiega il legale - abbiamo deciso di presentarla direttamente al procuratore aggiunto, Carlo Nordio, perché dia il suo parere e poi la trasmetta al gip».
Colpito da un infarto un anno fa, a giugno Chisso venne rinchiuso nel carcere di Pisa, proprio perché struttura attrezzata per seguire i cardiopatici.
A inizio agosto la Procura chiese una relazione e il carcere pisano ribadì la compatibilità dello stato di salute di Chisso con la detenzione.
Diversa, però, la valutazione della difesa, forte anche del recente consulto di un cardiologo di fiducia. «Non riteniamo idonee le cure che può offrire la struttura ospedaliera del carcere di Pisa, anche alla luce del grave quadro emerso dagli esami - insiste Forza - e inoltre per noi vale il principio che uno possa curarsi là dove ritiene di avere il meglio per la propria salute ed incolumità».
Ora la Procura dovrà dare il suo parere, poi la decisione spetterà al gip. Intanto, sul caso Chisso, si muove anche la politica. Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato, ha preannunciato un’iniziativa affinché l’assemblea domandi alle autorità giudiziarie una «verifica puntuale e urgente delle condizioni di salute del consigliere, volte a comprendere se il suo stato attuale è compatibile con la reclusione».
Se ne parlerà domani, in Conferenza dei Capigruppo.
(Fonte: Gazzettino di Venezia)
Appelli per liberare Chisso I Pm: a Pisa perché attrezzata
Si mobilita Forza Italia, Robero Ferrara:
«Sta male, in carcere rischia la vita»
Vanno verso il patteggiamento 16 inquisiti, udienza fissata il 16 ottobre
di Giorgio Cecchetti
VENEZIA È partita una vera e propria campagna per la scarcerazione dell’ex assessore regionale Renato Chisso, solo per lui e non per gli altri che dal 4 giugno sono in cella per corruzione: il difensore, il suo partito e anche qualche giornalista si sono mossi «auspicando una levata di scudi bipartisan» per la sua liberazione a causa delle sue condizioni di salute.
L’avvocato Antonio Forza sostiene che «Chisso è a rischio ischemia. Un rischio concretissimo» stando agli ultimi esami. Così, ieri, il coordinatore comunale di Forza Italia di Venezia Roberto Ferrara è intervenuto scrivendo che «l’ex assessore regionale soffre palesemente di grave disfunzione cardiaca ed era stato colpito da infarto già prima della sua detenzione. Ritengo doveroso provvedere alla sua scarcerazione, l’esigenza di giustizia non può rischiare di essere garantita a scapito della vita umana».
Infine, in un comunicato, il Coordinamento comunale azzurro ricorda che «le tragedie in carcere sono all’ordine del giorno, le incoerenze giudiziarie pure, riponiamo fiducia, auspicando che su questa vicenda, fino alle conclusioni processuali, si ponga un’attenzione umana».
Nelle settimane scorse il giudice veneziano Alberto Scaramuzza aveva respinto l’istanza di scarcerazione per motivi di salute avanzata dalla difesa, dopo che il medico legale aveva spiegato che le condizioni di salute dell’indagato non erano incompatibili con il carcere.
«Tra l’altro», segnalano i pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, «Chisso è stato inviato subito dopo l’arresto del quattro giugno nel carcere di Pisa non per un capriccio, ma perché è dotato di un Centro clinico diagnostico-terapeutico specializzato nel trattamento delle malattie cardiache». Inoltre, così come è stato richiesto dalla difesa, ha già potuto incontrare uno psichiatra perché il timore è che sia depresso a causa della sua condizioni carceraria, la stessa che vivono tutti coloro che non sono abituati a stare rinchiusi in una cella.
Un altro indagato, l’imprenditore vicentino Roberto Meneguzzo, aveva tentato per due volte il suicidio in carcere e il giudice, a quel punto, gli aveva concesso i domiciliari.
Sono già ben 14 e potrebbero presto diventare 16 gli indagati che hanno scelto di patteggiare la pena con la Procura veneziana davanti al giudice Giuliana Galasso, che ha già fissato l’udienza per il prossimo 16 ottobre.
Quelli che hanno già raggiunto l’accordo sono gli imprenditori di Chioggia Stefano e Mario Boscolo Bacheto, Andrea e Antonio Boscolo Cucco, Flavio e Dante Boscolo Contadin, l’ex consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il responsabile della coop rossa Coveco Franco Morbiolo, gli ingegneri del Consorzio Venezia Nuova Luciano Neri e Maria Teresa Brotto, i romani Gino Chiarini, Manuele Marazzi e Corrado Crialese, il commercialista svizzero Cristiano Cortella.
Stanno ancora trattando sulla reclusione e sulla cifra della multa da pagare l’ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta e l’imprenditore romano di «Condotte d’acqua» Stefano Tomarelli.
(Fonte: la Nuova Venezia)
Renato Chisso
deve essere operato al cuore
MOSE: I consulenti della difesa insistono:
l'ex Assessore è malato
e non può restare in carcere
Renato Chisso deve essere operato. L’ex assessore regionale, coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo Mose, rischia un nuovo infarto e una morte improvvisa. Per i consulenti medici della difesa, l’unica possibilità per salvarlo è sottoporlo a un intervento di by-pass e a una lunga riabilitazione.
L’ultimo aggiornamento sullo stato di salute di uno degli indagati di punta dell’inchiesta, da giugno in carcere a Pisa, è allarmante. Il difensore di Chisso, l’avvocato Antonio Forza, lo ha anticipato ieri al procuratore aggiunto Carlo Nordio, dopo che lunedì gli aveva consegnato l’istanza di scarcerazione per motivi di salute.
La scelta di consegnare l’istanza direttamente alla Procura invece che al gip, è frutto del tentativo di accelerare i tempi di un’eventuale scarcerazione. Il parere della Procura non è vincolante, conta la decisione del giudice che di solito, in casi come questi, si affida a un perito. E i tempi si dilatano. Se invece la Procura dovesse dare un parere positivo, dopo una consulenza medica più veloce, il gip potrebbe confermarlo, senza un’ulteriore perizia. Questo, ovviamente, solo se i medici scelti dalla Procura confermassero quanto dicono quelli nominati dalla difesa.
Al momento la Procura ha preso tempo. Nordio, che coordina il pool che ha scoperchiato il sistema Mose, ieri si è visto a più riprese con i pm che seguono le indagini: Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. Ma alla fine la decisione è stata rinviata ad oggi. Giusto un anno fa, l’allora assessore aveva avuto un infarto da cui ne era uscito con due "stent", applicati d’urgenza all’ospedale di Mestre. Una condizione nota, che aveva spinto la Procura, al momento dell’arresto, a scegliere per Chisso una struttura carceraria attrezzata a seguire cardiopatici: Pisa appunto.
Per i consulenti della difesa, però, il carcere non è compatibile con le condizioni di salute sempre più precarie dell’ex assessore, confermate dalla recente scintigrafia. A preoccupare i segni di ischemia, ma soprattutto una stenosi residua all’80% che, a detta dei consulenti, potrebbe essere risolta solo con un intervento di by-pass. I consulenti contestano anche le terapie suggerite dallo specialista delle struttura carceraria. A complicare il quadro, anche la depressione del detenuto.
(Fonte: Gazzettino di Venezia - 10.09.2014)
Tre super-periti
per la salute di Chisso
INCHIESTA MOSE
L’ex Assessore visitato in carcere
dai Consulenti della Procura
VENEZIA La Procura della repubblica di Venezia ha inviato ieri pomeriggio i suoi consulenti medici di fiducia nel carcere di Pisa per stabilire, una volta per tutte, se le condizioni di salute di Renato Chisso, l’ex assessore regionale, coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo Mose, sono compatibili con il carcere.
I tre specialisti - il medico legale Antonello Cirnelli, il cardiologo Cosimo Perrone e lo psichiatra Amodeo Sossio - hanno visitato Chisso e già oggi si dovrebbero pronunciare. Dal loro verdetto dipende il futuro immediato dell’ex assessore regionale, che secondo i suoi difensori sarebbe in grave pericolo di vita se continuasse a rimanere in carcere. Le sue delicate condizioni di salute, sostengono i suo avvocati, non sarebbero compatibili con la detenzione.
Chisso era stato colpito da un infarto un anno fa, tant’è che al momento dell’arresto, a giugno, era stato inviato nella struttura pisana proprio perché attrezzata a seguire i cardiopatici.
Secondo la difesa, però, le condizioni di Chisso si sarebbero aggravate, tant’è che lunedì l’avvocato Antonio Forza ha presentato un’istanza di scarcerazione per motivi di salute. I consulenti medici nominati dalla difesa - il medico legale Marco Di Paolo, il cardiologo Mario Marzilli e lo psichiatra Pietro Pietrini, tutti dell’università di Pisa - hanno delineato un quadro allarmante: Chisso rischia un nuovo infarto e una morte improvvisa, soffre di una forte depressione e deve sottoporsi a un bay-pass.
La Procura, prima di esprimere il suo parere, ha deciso di affidarsi a dei consulenti di fiducia, che dovranno dire se Chisso, restando in cella, è maggiormente a rischio d’infarto o può continuare ad essere curato nella struttura carceraria.
(Fonte: Gazzettino di Venezia - 11.09.2014)
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