LA LETTERA DI CATERINA PINELLI...
Portogruaro, 11/11/2019
Egregio Signore
Gianfranco BATTISTON
“La Voce del Cittadino”
PORTOGRUARO
Egregio Signor Battiston,
mio malgrado mi vedo costretta ad intervenire in ordine al post titolato “Portogruaro: per Liliana Segre azione di stima e solidarietà!” pubblicato in data 08/11/2019 sul suo blog “La Voce del Cittadino”.
In tale post, Lei, pubblicando la mia fotografia in un riquadro unitamente a quella della Senatrice Liliana Segre e del Sindaco Maria Teresa Senatore, informa della circostanza che sessanta cittadini portogruaresi hanno rivolto al Sindaco ed al Presidente del Consiglio Comunale una lettera chiedendo che “Consiglio e Amministrazione Comunale producano un documento di solidarietà e stima per Liliana Segre, da condividere con tutte le rappresentanze sociali, culturali e istituzionali del territorio”.
In tale lettera si afferma che “anche la nostra città non è esente da questi atti razzisti” (quelli di cui la Senatrice Segre è oggetto).
Nell'esordio del Suo post, Lei afferma che, in tale lettera, “non la si nomina, ma il riferimento a Caterina Pinelli è chiarissimo”.
Ne consegue che sarei io ad aver posto in essere atti razzisti nei confronti della Senatrice Liliana Segre.
Devo allora rimarcare, nel modo più netto, che la sottoscritta, tra i suoi immancabili difetti, non annovera né, in generale, il tarlo del razzismo, né, nello specifico, quello dell'antisemitismo.
E' vero, invece, che nei giorni scorsi ho avuto a criticare la Senatrice Liliana Segre per l'iniziativa volta alla costituzione di quella che giornalisticamente viene definita “Commissione Segre”, ma le mie critiche non erano rivolte alla Senatrice in quanto cittadina di religione ebraica o componente della comunità ebraica, ma per gli effetti che tale Commissione potrebbe produrre.
Come potrà evincere dal mio post Facebook in cui criticavo l'istituzione di una tale Commissione parlamentare (dal quale è scaturita la querelle in questione), la mia intenzione era quella di porre in evidenza come un tale organo rischi di degenerare in uno strumento di censura delle opinioni sgradite, più che di repressione degli atti di intolleranza razziale, prevedendo già la legislazione penale italiana disposizioni ad hoc.
In questo senso, mi permetto di evidenziare l'articolo apparso nei giorni scorsi in alcuni quotidiani da parte del dott. Carlo Nordio, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Venezia. Tale articolo va ovviamente nella sua integralità. Solo per ragioni di sintesi, senza voler con ciò estrapolare parti di tale articolo in modo capzioso, vorrei sottolineare come il dott. Nordio definisca la politica che vuole l'istituzione di tale Commissione “ispirata ad una verbosa e burocratica iniziativa con la quale si auspica la creazione di una Commissione di “controllo e indirizzo” con il vasto ed evanescente programma di contrastare il razzismo in genere e l'antisemitismo in particolare”, sollevando, tra l'altro, il timore, che essa potrebbe “trasformarsi in una sorta di mostro censorio autorizzato a limitare, a propria discrezionalità, le manifestazioni del pensiero dissidente”.
Mi duole che le mie critiche, anche accese, alla Senatrice Liliana Segre siano associate ad atti di razzismo. Non discuto, né mai potrei, l'inferno vissuto dalla Senatrice Segre e da milioni di persone di religione ebraica nei campi di sterminio. A costoro può andare solo la mia umana e incondizionata solidarietà.
Ma questo, mi permetta di dire, non credo possa elidere il diritto di critica alla Senatrice Segre in quanto componente del Senato della Repubblica ed in ordine ad atti svolti nella sua funzione di parlamentare, quale appunto l'istituzione della Commissione di cui si discute.
Se ho parlato, anche in modo acceso, di strumentalizzazione, è proprio perché, a mio modo di vedere, la Senatrice Liliana Segre, da un lato, viene strumentalizzata per il suo vissuto da quanti, utilizzando il suo nome, vorrebbero istituire una Commissione dal carattere censorio, dall’altro, la Senatrice Segre pare prestarsi ad un tanto.
Ciò chiarito, mi duole, a fronte delle reazioni a dir poco eccessive -nei toni, nei modi e nei contenuti-, rivolte in questi giorni alla mia persona e ai miei familiari per il mio post (mi riferisco ai contenuti dei social che avrà avuto modo di leggere), che in passato, all’accadere di episodi oggettivamente gravi contro cittadini di religione ebraica e contro lo Stato di Israele, non siano apparse reazioni tanto indignate. Inutile dire che, in taluni casi, distinguere tra antisionismo e antisemitismo, è solo una scusa.
Personalmente, trovo una sconfitta, per l’Italia e l’Europa, che molti cittadini di religione ebraica ogni anno abbandonino gli Stati ove vivono da tempo immemorabile non sentendovisi più al sicuro e non sentendosi adeguatamente tutelati dalle politiche e dalle logiche che governano molti Paesi europei.
Per parte mia, ho sempre improntato la mia vita e la mia attività di insegnante a principi di tolleranza e non discriminazione. Credo che nessuno abbia materia per affermare il contrario.
Di conseguenza, non posso accettare che mi pervengano censure di ordine morale, etico e professionale (non mi riferisco alla lettera aperta rivolta all’Amministrazione Comunale, che non mi nomina) da parte di alcuno.
Infine, benchè mi sia sinora astenuta dal dare pubblicità a tali eventi, un dato personale. Non solo mi sento tranquillamente di dire, con buona pace di tutti, di essere estranea alla c.d. cultura dell’odio. Sono invece stata bersaglio, da un paio d’anni a questa parte, di attacchi, anche in forma anonima, oltre che nella sfera personale, in quella professionale e degli affetti a me più cari. A fronte di ciò, sono sinora uscita a testa alta nelle sedi istituzionalmente deputate: le sole, credo, ove vada cercata ragione e difesa la propria persona, specie quanto si svolga una professione socialmente rilevante e ciò anche per il prestigio della Pubblica Amministrazione da cui si dipende.
Con ciò, spero di non dover più tornare pubblicamente sulla questione.
Distinti saluti,
Caterina Pinelli
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