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11/07/2009 - La Politica

G8: TIRIAMO LE SOMME...

Questa volta, almeno, senza incidenti...

11 Luglio 2009

Nasce una sorta di autorithy che controllerà se i soldi vengono utilizzati per gli scopi prefissi; Ma resta il problema di fondo: stabilire come e dove destinare questi fondi

      Il G8 si chiude con l'Africa 20 mld in 3 anni per i paesi poveri

 > di DANIELE MASTROGIACO

L'AQUILA - E' l'Africa, con i suoi paesi emergenti e quelli che arrancano per non soccombere, il tema dominante dell'ultima e conclusiva giornata di questo G8. Ne parlano i Grandi che dedicano la mattinata ad un confronto con i loro partner del Continente arabo e nero. Si tratta di raggiungere un accordo sui principi e sulle modalità degli aiuti che i più ricchi sono disposti ancora a dare ai più poveri.

La somma da destinare è già stata decisa: 20 miliardi di dollari da erogare in tre anni. Bisogna ancora capire se si tratta di nuovi fondi e quali Stati, in quale misura, se ne faranno carico. Non è più tempo di promesse, quasi sempre disattese e inseguite tra mille affanni. Bisogna impegnarsi con soldi veri. Bisogna metterli sul tavolo degli aiuti.

C'è da rilanciare l'agricoltura con sistemi compatibili all'emergenza ambientale perché bisogna sfamare un miliardo di persone che potrebbero diventare tre nei prossimi venti anni. C'è da pianificare un sistema di approvvigionamento e di distribuzione dell'acqua potabile: nove milioni di uomini e donne, di giovani e vecchi ne sono sprovvisti. E questo produce a catena una serie di altri disastri, di igiene, di sanità, di malattie, di morti che pesa sulle economie locali, sulla forza lavoro, sugli scambi commerciali, su quelli produttivi. Usa, Europa e Giappone si impegnano con tre miliardi di dollari a testa, sotto l'egida di un programma, l'Aquila iniziative. Gli altri arriveranno.

Resta il problema di fondo: stabilire come e dove destinare questi fondi. E' finita da tempo la stagione dei finanziamenti a pioggia, dei regali che i ricchi, per assolvere le loro coscienze, fanno ai poveri sotto forma di riscatto per i guasti del passato. Si è chiusa anche la stagione della cooperazione che si perdeva in mille progetti, sebbene validissimi ma disorganici, slegati da un contesto più vasto, utili solo a rimpinguare le casse della grande corruzione internazionale e locale. Deve cambiare l'approccio.

Siamo in piena crisi economica e finanziaria; il pianeta deve fare i conti non una recessione che colpisce i paesi più sviluppati ma si ripercuote in modo ancora più devastante su quelli che cercano di emergere. Gli uni sono legati agli altri. La globalizzazione coinvolge tutti. E ognuno si deve assumere il suo peso di responsabilità. Diritti e doveri. E' un principio che i fatti, la realtà, impongono e che viene accolto per la prima volta anche in un G8.

L'incontro tra i protagonisti, diretti e indiretti, lo dimostra. Il documento unitario che esce dalla sala della riunione delinea alcune regole: viene creato un rapporto preliminare sull'adempimento degli impegni. Svilupperà un meccanismo completo di "accountability"che monitorerà i progressi e l'efficacia delle azioni. Insomma, nasce una sorta di autorithy che controllerà se i soldi stanziati vengono utilizzati per gli scopi prefissi. Ne faranno parte tutti. Paesi donatori e paesi beneficiati. Una prima verifica sull'efficacia di questo strumento ci sarà nel 2010, al G8 di Muskoka, in Canada.

Il vertice è finito. Il presidente Barack Obama nel pomeriggio è volato a Roma per incontrarsi con il Papa e poi affrontare il suo primo viaggio, da capo di Stato, in Africa. Il G8 si chiude con gli impegni finali, le dichiarazioni d'intenti. Resistenza al protezionismo, rilancio del negoziato Wto fermo a Doha, lotta serrata alla fame, sostegno ad un'agricoltura moderna e produttiva. Battaglia per il clima e impegno per il dimezzamento delle emissioni dei gas inquinanti. Unità, sostegno, rigore per placare una crisi economica che durerà ancora fino al 2011.

C'è spazio anche per il disarmo nucleare. L'accordo sugli armamenti tra Russia e Usa spinge tutti, dalla Gran Bretagna alla Francia, ad altri passi. Siamo ancora nella fase delle intenzioni. Nel concreto se ne parlerà a Washington, nella prossima primavera.

      la REPUBBLICA.it                                      

 

 

                                                     TRATTO DALLA RETE



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