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29/05/2025 - Succede in Cittą / Eventi

LICEO XXV APRILE PORTOGRUARO: DEMOS, ARTE E POPOLO

Sesto al Reghena: Le immagini per riconoscersi e per resistere...

 

DEMOS, ARTE E POPOLO

Le immagini

per riconoscersi e per resistere


I Classici Contro dell'Università Ca' Foscari, in collaborazione il Comune di Sesto al Reghena, il Liceo XXV Aprile di Portogruaro e il Liceo Leopardi-Majorana di Pordenone, il 30 e il 31 maggio 2025, propongono le grandi azioni culturali e civili dedicate a DEMOS, al popolo e alle sue rappresentazioni nell'arte, nella poesia, nel teatro e nella vita quotidiana della democrazia: tutto si svolge nel borgo antico, davanti all'Abbazia di Sesto al Reghena, un luogo simbolo del nostro patrimonio storico-culturale, tra Piazza Castello, la Barchessa Piccola e l'Auditorium Burovich. Sarà un laboratorio pubblico, una festa e un incontro del pensiero e dell'arte tra i giovani delle università, dei licei e tutti i cittadini.

Per il progetto dedicato a «Demos, il popolo che resiste» in tempi molto difficili per la democrazia, si parla a Sesto al Reghena di «Arte e Popolo», ossia delle immagini che attraverso l'arte e la letteratura diventano coscienza civile e simbolo indispensabile per vita collettiva. La poesia e il patrimonio storico-artistico servono a capire come si può essere popolo oggi. Per comprendere i problemi e trovare le vie per esistere. Si parte proprio dalle immagini del popolo che stanno all'ingresso dell'Abbazia di Sesto al Reghena, immagini corali tra i fedeli e i dannati.

Si può scegliere.

1)

Apre le manifestazioni un prologo di arte, parole e musica alla Barchessa Piccola, dalle ore 18.00 alle 20.00: con le musiche dei fagotti, la presentazione e un brindisi speciale, si inaugura l'Esposizione «TUTTE LE FACCE DEL POPOLO». Sono in mostra le opere, presentate da Filippomaria Pontani, dell'artista MAURIZIO ARMELLIN, che ha illustrato il manifesto del progetto di Demos, arte e popolo a Sesto al Reghena. Trentasette visi sulla scena, solo volto, senza collo, senza dettagli, ovali tendenti al rettangolo nella spigolosità maschile, più dolci e arrotondati dove riconosciamo qualche donna. "Faces", giustamente, visi, che si affacciano perplessi su una scena, con i grandi occhi identici uno all'altro, attoniti. Incantati e irretiti come in tanta dell'arte contemporanea, terribilmente isolati in una magia che sa di Circe. Congelati dallo spettacolo che il mondo offre ai loro occhi.

2)

Alla sera, sul sagrato dell'Abbazia in Piazza Castello, accompagnati dalle musiche dell'Orchestra del Liceo XXV Aprile e dai recitativi degli studenti, intervengono gli studiosi per spiegare che cosa significa diventare popolo attraverso le immagini. Introducono le discussioni Filippomaria Pontani (Università Ca' Foscari Venezia) ed Elena Fabbro (Università di Udine).

All'inizio Zuleika Murat (Università di Padova) spiega il significato delle esperienze dell'arte, le storie, le sensibilità, le idee collettive che nascono tra l'immagine e il suo pubblico, dal medioevo a oggi.

Dino Piovan storico della democrazia antica e moderna (Università di Bologna), risale ai problemi della rappresentazione del popolo fin dalle origini dell'Atene classica. I critici della democrazia antica la dipingono come il regime in cui governano i brutti, gli sporchi e i cattivi, insomma i peggiori; e quando lodano la democrazia del passato, ritengono che quella del presente sia solo demagogia. Qual è, allora, la differenza tra democrazia e demagogia?

Francesco Lupi, esperto del teatro antico (Università Ca' Foscari Venezia), ci racconta degli uomini e delle donne che popolano la tragedia ad Atene. Ci sono gli eroi torreggianti sulle masse o figure ‘in vista’, al vertice della polis, a capo di eserciti, sul trono di illustri casate del mito. Ma ci stanno a cuore i pensieri delle figure secondarie, minori, i cori del popolo che in controcanto con gli eroi sa comunicare il proprio sguardo sul mondo.

3)

Infine sabato 31 maggio, in una lunghissima mattinata, dalle 9.15 alle 13.00, all'Auditorium Burovich si tiene il grande laboratorio con duecentotrenta studenti e docenti dei licei e delle università. È aperto anche ai cittadini. Conducono le discussioni Alberto Camerotto e Manuela Padovan. I giovani del Leopardi- Majorana di Pordenone danno il via con il corto teatrale dal titolo "An-Demo all'ospizio": con stile aristofanesco, vengono messi in scena all'insegna della parrhesia, l'antica libertà di parola, alcuni personaggi della politica contemporanea.

Poi in sequenza si lavora, in un vero e proprio seminario di ricerca dell'università, sulle immagini e sui testi antichi e moderni. È la nuova sperimentazione scientifica dei Classici Contro, un laboratorio che supera tutti i confini. Con gli interventi di Zuleika Murat sulle immagini medievali, Silvia Bigai (Aletheia Ca' Foscari Venezia) sul popolo in pace e il popolo in guerra nello scudo di Achille in Omero, Paolo Venti (Leopardi-Majorana Pordenone) sulla vita del popolo dall'esiodeo scudo di Eracle, Dino Piovan sul signifcato dell'arte ad Atene secondo Tucidide, Elena Fabbro sulla demagogia nella commedia antica, Francesco Lupi sui testi della tragedia.

Tra il mondo antico e il nostro presente, come dicono le parole del progetto Classici Contro, possiamo cercare di ritrovare il significato della storia, della poesia e del patrimonio culturale all’interno della nostra società. Possiamo capire cosa significa essere popolo. Un'idea grande e una domanda che vale per tutti: in che senso una paideia militante, fondata sulla critica e sull’indipendenza, può costruire consapevolezza di sé e del mondo, com’è nello spirito della Costituzione italiana? Possiamo tentare oggi di suggerire prospettive diverse rispetto al pensiero dominante, per dare ai giovani il senso profondo – e non identitario – della cultura e dei luoghi dove abitano e dove trascorrono la vita: questo deve valere in modo del tutto particolare nel nostro straordinario Paese.

Da Omero in poi, all'opposto della violenza e degli orrori della guerra, sono «nozze, tribunali ed are» che fanno la vita quotidiana della prosperità e della felicità possibile di ogni popolo, tra le musiche, i canti, le danze e le discussioni delle assemblee pubbliche. Testi e immagini della paideia diventano per tutti i segni condivisi della civiltà. Il popolo può scegliere. La poesia, l'arte e i luoghi del patrimonio storico-culturale servono a questo.

 

Ingresso libero

con prenotazione obbligatoria per i singoli e per le classi: alcam@unive.it

 



 
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